16  MAGGIO  1982

di Alessandro Giannetti

 

Ci sono date ed eventi nella storia dell’umanità che ne hanno segnato il destino.

Nel 1492 la morte di Lorenzo Il Magnifico e la scoperta dell’America furono lo spartiacque fra il Medioevo e l’evo moderno. Più recentemente, nessuno dubiterà che il 6 agosto del 1945 o l’11 settembre del 2001 abbiano cambiato, con i loro tragici eventi, il corso della storia ed il pensiero stesso dell’uomo.

Noi, nel nostro piccolo mondo antico di tifosi della Fiorentina, la data che ci ha cambiato brutalmente la storia l’abbiamo avuta, fra lacrime, rabbia e radioline in frantumi, nell’afoso pomeriggio del 16 maggio 1982. Le immagini sovrapposte di Maurizio Mattei da Macerata e Claudio Pieri da Genova, di Corti, “Ciccio” e il “Puntero”, del gigantesco Brio dal gomito fatato ed essenziale (invisibile agli occhi), di Liam il freddo e del timido Corrado Celestini da Capri, ancora ci affollano la mente ed alcune delle notti più agitate ed inquiete (n.d.r.: per i particolari in cronaca si veda il capolavoro “Come una malattia”, del medesimo Autore).

Fiorentina 1981-82 (Archivio Museo Fiorentina)

Ma facciamo un piccolo passo indietro.

Correva, a quel tempo, l’anno del Signore 1982 e con lui correva, per gli ultimi chilometri di sua vita, il pilota più amato da Enzo Ferrari, il canadese tascabile Gilles Villeneuve. Sandro Pertini era il Presidente della Repubblica e nelle sale cinematografiche l’imperdibile ed indimenticabile W la foca!, con il suo sottile gioco di senso e di parole, agitava – per chi sa quale avvenire – i sogni erotici degli italiani.

La famiglia Pontello, proprietaria della Fiorentina dalla primavera del 1980, aveva costruito in poco tempo una squadra fortissima (Galli e Antognoni gli unici due titolari rimasti dalla gestione precedente), cominciando a mettere in pratica, sul campo e non a discorsi, un disegno preciso ed ambizioso: portare la Fiorentina a competere stabilmente per lo scudetto e in Europa, sorretta da una società forte e determinata. Una forza strutturale e non più provvisoria, un cambio di prospettiva storica, una scalata sociale, un sogno ad occhi aperti all’alba dei meravigliosi anni 80.

Maglia Fiorentina stagione 1981-82 (Museo Fiorentina – Collezione Bini)

E sembrava esserci tutto quel che occorreva perché quel sogno potesse farsi realtà. Una proprietà forte, industriale ed autoctona, un progetto tecnico chiaro e supportato dai necessari investimenti, dirigenti sportivi abili e competenti, una guida tecnica emergente, sagace ed amata (“Picchio”, capitano del secondo scudetto), Antonio finalmente non più solo orgoglio e bandiera, e la passione travolgente di un pubblico senza pari. E’ stata l’unica proprietà ad aver acquistato una sede sociale (la storica sede di Piazza Savonarola) e certamente la prima con un disegno così preciso, solido ed ambizioso. E se quel 16 maggio fosse andata in modo diverso, forse oggi i Pontello sarebbero ancora i proprietari della Fiorentina: avremmo vinto coppe e scudetti, Baggio non sarebbe mai stato ceduto, la società non sarebbe mai fallita, né mai avremmo giocato in B né tanto meno in C2.

La Gazzetta dello Sport, 16 maggio 1982 (Archivio Museo Fiorentina)

Ma quel 16 maggio non andò in modo diverso da come altri ritenevano logico che andasse (“E’ finita come avevo previsto, perché il calcio ha una sua logica”: Giampiero Boniperti). E da lì, negli anni a venire, come una slavina che rotolando a valle s’ingrossa, così furono le disgrazie sui nostri destini.

La Gazzetta dello Sport, 18 maggio 1982 (Archivio Museo Fiorentina)

Forse il Conte commise due errori (due errori di saggezza): sfidò lei sul mercato, buggerandola soprattutto con l’affare Vierchowod, e poi ebbe persino l’ardire di schernire Sua Maestà l’Imperatore d’Italia con l’appellativo di “metalmeccanico”. O forse sarebbe finita così ugualmente, perché gli unici cambiamenti che il potere consente sono quelli che lo rafforzano.

La Gazzetta dello Sport, 17 maggio 1982 (Archivio Museo Fiorentina)

Il rigore per il Catanzaro non assegnato dall’arbitro Pieri (Archivio Museo Fiorentina)

Del resto fu proprio il “metalmeccanico” a dire, la sera stessa di quel 16 maggio, che “con la squadra che abbiamo non potevamo fare la Coppa UEFA”.

La Superlega, in fin dei conti, è sempre esistita.

Digita una parola e premi invio per la ricerca